Quest’estate abbiamo visto slittare ancora una volta l’
obbligo per le amministrazioni pubbliche di utilizzare la piattaforma di pagamento PagoPA, già prorogata in precedenza al 1 luglio. I motivi purtroppo ricadono in quelli che definiamo
causa di forza maggiore, ossia l’emergenza sanitaria che in primavera ci ha colti tutti di sorpresa e, giustamente, ha richiesto tutta la nostra attenzione.
La
nuova scadenza è stata fissata per il 28 febbraio 2021, pensando così di dare qualche mese in più alla PA per organizzarsi a rispettare l'obbligo normativo che imporrebbe a tutte le PA di consentire tutti i pagamenti via PagoPA, salvo alcune rare eccezioni previste dalle linee guida AgID.
PagoPA è una
piattaforma di pagamento elettronico concepita nell’ottica di facilitare i pagamenti elettronici verso gli enti pubblici, rendendoli maggiormente trasparenti e sicuri (per approfondire clicca
qui) e consentendo così al cittadino di esercitare il suo diritto alla cittadinanza digitale previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale.
Da poco tempo la piattaforma è passata in gestione a PagoPA S.p.A. (precedentemente era sotto il controllo di AgiD) che, preso atto della sovrabbondanza di partner tecnologici, ha eseguito una decisa scrematura. Questo perché molti non presentavano i
requisiti adeguati a soddisfare le esigenze degli enti coinvolti.
APKAPPA è stato incluso nell’
elenco definitivo dei
partner tecnologici qualificati PagoPA, risultando come uno dei principali in Italia con
oltre 400 enti assistiti.
Partner tecnologico qualificato PagoPA: caratteristiche e peculiarità
La
differenza tra lo status di
partner tecnologico e quello di
partner tecnologico qualificato è sostanziale, ed è stata introdotta per fare chiarezza circa le
caratteristiche specifiche che sono richieste a questi ultimi.
In particolare, i soggetti identificati come partner tecnologici qualificati si sono sottoposti a una
procedura di qualificazione, sottoscrivendo un accordo di servizio con PagoPA S.p.A.
Tale procedura di qualificazione ha lo scopo di mettere a disposizione dell’Ente, nella fase di scelta del partner tecnologico, informazioni utili e certificate per l’
analisi e la
valutazione dei servizi offerti dai partners.
Sistema di pagamento PagoPA: aggiornamenti sullo stato dell'arte
Allo stato attuale, novembre 2020, hanno aderito al sistema PagoPA
oltre 18mila enti pubblici, ovvero quasi l’80% del totale di quelli censiti in Italia. Purtroppo però adesione non è sinonimo di servizi di pagamento attivi; infatti è ancora molto bassa la percentuale degli Enti che hanno più di un servizio attivo per l’incasso; il più inflazionato è quello delle multe, altri hanno fatto fatica ad essere rivisti per l’incasso con pagoPA. Infatti, ad esempio per la tassa rifiuti o l’IMU vi è stata incertezza a mandare “in pensione” i vecchi e collaudati metodi di incasso.
I nuovi interventi normativi adottati tra l’estate e l’autunno per semplificare l’azione della PA in periodo di emergenza sanitaria hanno però
spianato la strada a pagoPA anche per quei servizi,
come i tributi locali, finora difficili da integrare.
La nuova scadenza per i PSP (tipicamente banche, circuiti carte di credito/debito e simili), di non accettare pagamenti verso la PA se non svolti con pagoPA, si avvicina sempre più
: c’è tempo infatti fino al 28 febbraio 2021 e poi lo switch-off andrà davvero in scena.
Si sta facendo molto in questi mesi per colmare il gap digitale che coinvolge gli enti territoriali come testimoniato dalla recente
indagine della Corte dei conti; va detto che
tanto si può mettere in pratica solo ora che le norme ne hanno semplificato l’adozione e gli Enti hanno sviluppato più sensibilità verso il digitale, avvicinandoci così all’obiettivo di orientare l’assetto delle PA verso un definitivo passaggio alle
pratiche e all’
innovazione digitale.
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